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Più stato? No, sia solo un partner

di Mario Margiocco

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Mercoledí 17 Giugno 2009

«La stagione di Milton Friedman sta finendo», diceva tre anni fa Mordecai Kurz, 74 anni, da oltre 40 professore di economia a Stanford, San Francisco, l'università che del pensiero neoliberista friedmaniano è stata con Chicago una delle roccaforti. «Addio Milton Friedman - dice ora Kurz -. Partita chiusa. Incomincia una nuova era di responsabilità per lo Stato, ma deve essere precisa e limitata: regolare bene alcuni mercati che non possono essere affidati... al mercato: banche e assicurazioni».

Kurz è fra i maggiori esperti dell'economia dell'incertezza, autore di studi importanti sui nodi cruciali del sistema pensionistico americano. È stato con il Nobel Kenneth Arrow autore di un libro famoso fra gli economisti, Public investment. The Rate of Return and Optimal fiscal policy, (1970), sul rapporto tra rischi pubblici e rischi privati. Si tratta di un tema centrale nel dibattito in corso su come uscire dalla Grande Recessione del 2008-2009 e sulle nuove regole finanziarie. Sopravviverà il mondo dei derivati? Sì, deve, ma saranno attentamente regolati, costeranno di più e ve ne saranno di meno. E resisteranno i cds, credit default swaps, causa forse dei disastri peggiori, assicurazioni vendute a ruota libera, senza collaterale? No, così come gestiti finora devono sparire.
Nei giorni scorsi George Soros ha avanzato l'ipotesi di mettere i cds, potenzialmente i più pericolosi fra i prodotti della finanza innovativa, fuori legge. Si tratta infatti di una forma d'assicurazione finanziaria che, se non regolata con chiarezza, è potenzialmente esplosiva. E lo diventa quando assume una logica autoreferenziale, sempre più lontana dal sottostante al quale è collegata, e si trasforma da assicurazione sulla solvibilità di un bond o di un qualsiasi prodotto finanziario in una scommessa.

Kurz non è altrettanto drastico, ma ha ben presente sia l'utilità dei cds, sia la loro pericolosità potenziale. E indica alcune soluzioni. Ormai le grandi linee delle nuove regole finanziarie sono state messe a punto e nel corso dell'estate sia gli Stati Uniti che l'Europa annunceranno piani precisi, da coordinare definitivamente nel corso del G-20 di Pittsburgh, a settembre. Le posizioni non sono del tutto in linea, per ora, con Washington, Wall Street, Londra, più sensibili ai desiderata dei mercati e dei grandi player che la crisi ha lasciato con sempre meno concorrenti sul mercato, e l'Europa più interessata a regole incisive. Ma il livello d'una classe dirigente si valuta anche dall'accortezza e dal coraggio con cui salva da un lato la libertà dei mercati, ma neutralizza dall'altro il più possibile i rischi di un mercato che, il 2008 insegna, trova nelle logiche dell'autoregolamentazione chiari limiti.

Kurz era recentemente a Milano per una serie di lezioni e una conferenza all'Università Cattolica.

Come saranno i mercati dopo il 2007-2008?

Liberi. Ma c'è un ritorno generazionale a principi che sembravano superati. E viene cassata l'idea che lo stato non è mai la soluzione, ma il problema, l'idea del tandem Friedman-Reagan. Ora, vi sono due mercati che non possono funzionare nella libertà e per essi lo Stato è un indispensabile partner. Si tratta del credito e delle assicurazioni. Consideriamo o no immorale che uno possa ottenere un milione di dollari dalla banca per poi giocarseli alla roulette? È normale o no chiedere garanzie? Le garanzie si chiamano collaterale, oltre che fiducia generica. Quindi occorrono regole chiare, e controllate, su come si deve fare credito.

E le assicurazioni?
Le assicurazioni hanno un senso se chi vende il servizio è credibile come riserve, come suo collaterale, nella fornitura effettive del servizio, se il caso si verifica. Ora i cds, che hanno messo in ginocchio Aig, erano, e sono, una vendita di assicurazioni, su tutto, senza però, come si è visto, l'effettiva capacità di onorare l'impegno. Si è arrivati così a un monte cds complessivo di 2.300 miliardi nozionali. Calcolando un tasso di default pari allo 0,5% del totale, la capacità di far fronte restava. Ma con un tasso eccezionalmente pesante del 7% restava solo la bancarotta, o lo stato.

Lei quindi è per abolire i cds?
No, sono per impedire a qualsiasi istituzione di vendere cds in contratti privati come faceva Aig da Londra, perché per loro natura convogliano le perdite su un unico punto, come un imbuto, non le distribuiscono. Quindi i cds possono continuare a esistere, ma emessi, venduti e trattati in un mercato regolato, alla luce del sole, dove sia quantificabile subito il livello di rischio che si accumula.

Come giudica la risposta di Washington alla crisi?
Nel complesso bene. Bernanke soprattutto è stato di un coraggio e di una temerarietà eccezionali. Direi che ha salvato la situazione. E posto le basi di una ripresa che credo sia piuttosto vicina. Anche il team Obama sta facendo bene, ma vedo qualche rischio.

Dove?
Nella gestione della crisi dell'auto, ad esempio, credo non sia la cosa migliore per il presidente decidere se cacciare o no il numero uno di General Motors. Sarebbe meglio affidarsi alle collaudate regole dell'amministrazione controllata e della bancarotta. C'è il rischio di politicizzare il processo regolatorio, procedendo così. E poi affidare la gestione di una grande impresa, anche temporaneamente, a un comitato di burocrati non mi piace. Ma occorre dare atto che stanno affrontando una situazione eccezionale, che può richiedere a volte mezzi eccezionali. E i mezzi eccezionali nel caso della crisi di Detroit sono stati adottati. Se i risultati saranno buoni giustificheranno il metodo, in un certo senso.

  CONTINUA ...»

Mercoledí 17 Giugno 2009
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